sabato 4 marzo 2017

Riuso e trasformazione - Spazio pubblico e contributi interdisciplinari




PROGETTARE L'ACCESSIBILITA' URBANA
MODELLI E STRATEGIE PER LA TRASFORMAZIONE DELLA CITTÀ CONTEMPORANEA

Dottoranda Irene De Simone XXVII° ciclo
Tutor Domizia Mandolesi

Dipartimento di Architettura e Progetto 2015

Riuso e trasformazione - Città
Spazio pubblico



CARATTERE RELAZIONALE DELL'ARCHITETTURA NELL'ESPERIENZA PERCETTIVA E CREATIVA
Dottoranda Daniela Salvi XVI° ciclo

Tutors: Prof. Roberto Secchi - Dipartimento di Progettazione
Prof. Vezio Ruggeri - Dipartimento di Psicologia.

Dipartimento di Progettazione 2006

Contributi Interdisciplinari


I


Guardare la città attraverso la lente dell’accessibilità da nuove griglie di lettura per una nuova semantica dello spazio pubblico”.



"Progettare l'accessibilità urbana" sviluppa con approccio concreto ed empirico il tema applicato ai complessi modelli urbani attuali; obiettivo della tesi è avvalorare il concetto di accessibilità come strumento di lettura della città contemporanea e come elemento fondante del progetto urbano.
Il testo individua gli strumenti e le chiavi di progettazione di un processo ideativo capace di mediare tra gli ambiti psico-chimici che riguardano il materiale, quelli psicologici riferibili alla percezione, e quelli culturali che condizionano le preferenze individuali.
I concetti di movimento, percezione ed estetica vengono sviluppati in un primo procedimento analitico-deduttivo dei concetti di accessibilità, seguito da un approccio descrittivo delle pianificazioni attuati nei progetti contemporanei e sui mezzi di trasporto alternativi.
La tesi riporta le problematiche della città contemporanea, trasformatasi, da città diffusa, a città arcipelago, sviluppando una dissertazione sulla promozione di nuovi linguaggi della pianificazione, partendo da un dimensionamento del progetto in relazione al coinvolgimento identitario dei cittadini, alla loro portata dei flussi di spostamento fino all'analisi delle infrastrutture quali segni dominanti il paesaggio urbano.
I vuoti urbani si sono trasmutati in vuoti passivi, privi di stimoli sensoriali e saturi di stimoli cronici che assuefanno i cittadini. Si fa appello a nuovi rituali collettivi che promuovano la trasformabilità dello spazio.
La giusta grammatica della strategia compositiva è costituita dal metodo induttivo che considera i caratteri fisici delle infrastrutture della città come tracce, da non sovrapporre ai vuoti urbani, ma da riflettere nel brano narrativo proprio dei manufatti architettonici.
Un'ulteriore definizione viene espressa nella differenziazione tra il concetto di accessibilità passiva e attiva dove quest'ultima mette in campo la capacità relazionale dei luoghi stessi, e viene definita quale sensitiva, differenziata dall'accessibilità passiva, vista come mera capacità di un luogo di rendersi accessibile, secondo un aspetto più fisico-strutturale.
La sfera percettiva è esigenza di indagare la dimensione cognitiva dell’accessibilità, ed è l'ideatrice della costruzione di una mappa mentale topografica della città e delle opportunità che essa offre.

Esempi pratici forniti dall'autrice sono il caso della Linea 1 di Napoli e il Piano Grand Paris Express di Parigi. Nel primo caso si riporta il risultato di una ricerca in cui si è riuscito ad ottenere il valore economico della bellezza in campo della mobilità urbana. Si è raggiunto un valore economico che gli utenti sarebbero disposti a pagare oltre al prezzo del biglietto attuale dei mezzi pubblici, se potessero viaggiare in un contesto caratterizzato da alti standard architettonici. Si avvalora così la tesi dell'autrice secondo la quale forme, proporzioni e spazi hanno un effetto sugli stati mentali delle persone, e il coinvolgimento identitario predomina nella scala dei valori tra i servizi offerti dalla città.
Nel secondo caso viene individuato il giusto atteggiamento culturale adottato dall'amministrazione ed una pianificazione attenta all'esperienza sensoriale correlata ad un’informazione virtuale che influenza la mobilità dei cittadini e stimola un rinnovato rapporto nei confronti dello spazio della città. I sistemi intelligenti e interconnessi, ITS, in definitiva hanno grande potenziale sula possibilità di miglioramento delle condizioni di sicurezza, qualità ed efficienza degli spostamenti, grazie anche all'ottimizzazione dell’uso delle risorse naturali.
La possibilità di godere di una più elevata qualità del tempo trascorso in viaggio ottenuta attraverso una mobilità leggera, ecologica e ricreativa, permette di migliorare le capacità percettive del viaggiatore, che quindi diviene più ricettivo verso i valori del territorio.


II


Carattere relazionale dell'architettura nell'esperienza percettiva e creativa, è una dissertazione dal taglio filosofico e psicologico espressione di una trascrizione fenomenologica della realtà. Il testo abbraccia nella complessa evoluzione della tesi il rapporto tra l'io interiore dell'uomo, e lo spazio che lo avvolge, in un ritmo dinamico tra vuoti e pieni secondo una approccio olistico e sistemico. L'autrice studia la relazione che intercorre tra le due dimensioni, mostrandone l'espressione in diverse accezioni ed analizzandone i diversi fenomeni di incontro.
La tesi coinvolge il lettore nel chiedersi fin dove l'opera dell'architettura rappresenti l'espressione delle esperienze dell'autore, soggetto operante, e dove invece quelle della comunità, entità forte di un background culturale specifico. Viene scardinato il concetto di empatia nell'esperienza estetica tra soggettività e desoggettivazione, dove l'opera architettonica viene letta nel rapporto di simbiosi con l'osservatore in un'emozione estetica chiamata immedesimazione.

Ripercorrendo i casi di grandi architetti si indagano i confini che intercorrono tra soggetto ed oggetto; architetti come Le Corbusier che hanno perseguito la ricerca di una regola che potesse determinare le sue composizioni, o come Bruno Taut, nell'esasperata ricerca psico-fisiolofica degli strumenti utili all'ideazione progettuale.
Dispiegando il carattere dinamico e molteplice dell'architettura, il lettore viene accompagnato verso la scoperta delle concezioni evolutive della forma e degli stimoli evocativi che la figuratività esprime negli spazi architettonici.

L'importanza di una progettazione attenta ai dettagli che stimolino i sensi, viene esplorata nel concetto di carattere selettivo proprio dell'uomo, quale entità che non reagisce a tutti gli stimoli che gli vengono sottoposti ma che inconsciamente ne seleziona solo alcuni determinati. La componente inconscia risiede in dati mnemonici consolidati dall'esperienza, che talvolta coincidono con la semantica della cultura di cui l'individuo fa parte.

Ma l'autore coinvolge il lettore in un'ulteriore visione dell'architettura: la sua capacità pedagogica. Analizzando il potenziale che le proposte percettive di taluni progetti contengono come possibilità comportamentale, l'esperienza creativa, come anche quella percettiva, viene definita autopoietica, ovvero capace di creare se stessa.

Nell'esplorazione dei diversi sensi, quello della vista viene considerato come capacità teoretica maggiore degli altri, poichè maggiore è la gamma di informazioni che essa offre 1.
Al tempo stesso viene riconosciuto al tatto un valore cognitivo pari a quello della vista, quale fondamento delle nostre conoscenze spaziali e ruolo predominante nell'interscambio tra realtà interiore e realtà esteriore viene dato alla respirazione 2. Con riferimenti alla tradizione taolista, la respirazione viene relazionata all'esperienza estetica, generata dall'energia corporea e mentale scaturita dalla meditazione sul vuoto; quest'ultimo viene esemplificato nella sua traduzione materiale citando il progetto del Museo Ebraico di Berlino di Libeskind dove il senso del vuoto lasciato dalla shoah, viene espresso attraverso il linguaggio di corti interne "inesplorabili" ed esperienze percettive di cambiamenti repentini climatici dalla condizione di caldo a quella di freddo.
Infine il testo coinvolge con un'altra rivelazione; l'assenza di movimento in un'architettura, entità essenzialmente statica, può invece indurre al senso del ritmo, come nell'esempio della ex Casa del Fascio di Giuseppe Terragni, la cui struttura ritmica della facciata e la scansione strutturale degli interni induce allo scopo di percorrerla attraverso l'impulso di contrazioni percettive che dall'esterno dell'architettura invitano a girare l'angolo, percorrendo l'intero perimetro dell'edificio 3.
Attraverso un invito alla riscoperta delle opere di Michelucci, Paolo Zermani e altri artisti di gran rilievo, l'autrice rafforza il potenziale della tecnica diagrammatica nella nascita delle geometrie topologiche, utilizzate già prima della diffusione del computer, sedi di uno spazio adattivo che surclassa quello proiettivo della prospettiva, mettendo in campo la dimensione del movimento, riavvicinando nella contemporaneità l'architettura all'esperienza.

1. Napolitano Valditara , 1994
2. Considerazione di Marco Mazzeo, 2000
3. considerazione tratta da Antonino Saggio in Giuseppe Terragni, VIta e opere, 1995, pp. 43-33





III

L'interesse personale sulla percezione dello spazio e sulla sua definizione di accessibilità hanno portato alla lettura dei due testi di riferimento, differenti tra loro nell'approccio alla dissertazione, uno più pratico l'altro più analitico.
Eppure si sono individuate parole chiave e strumenti affini nel fornire una linea progettuale che tenga conto di una complessità di relazioni tra soggetto e spazio circostante. Nella prima tesi vengono indagati i princìpi di riferimento di una pianificazione urbana, ed è stata conclusa da soli due anni, nel secondo si sono approfondite le esperienze sensoriali e gli strumenti compositivi di architetture, ma è stato concluso quasi dieci anni prima; nonostante questo durante la lettura dei due testi si sono andati pian piano a delineare i medesimi concetti di percezione, di vuoto, spazio e dell'esperienza che l'architettura porta con se, comportando un ulteriore interesse nel lettore.

Attualmente viviamo in un contesto urbano caratterizzato da sistemi complessi dove riuscire a far percepire come propria la città al cittadino residente è divenuto un compito sottovalutato; questo avviene anche perché gli utenti della città stessa sono in continua evoluzione. Bisognerebbe partire dal concetto di definizione dei nuovi utenti delle città per arrivare a comprendere le chiavi di acquisizione identitaria. Di conseguenza solo avendo chiari i fruitori ultimi del processo di riconnessione urbana si possono definire i termini del progetto accessibile.

L'accessibilità è un termine che si è arricchito nel tempo di una quantità indefinita di accezioni; diviene dunque complesso assoggettare un'idea di nuovo sistema di trasporto innovativo senza aver presente le categorie di utenza. Ad esempio le città contemporanee, come quelle future, vedranno sempre una maggiore affluenza di popolazione della terza e della quarta età, con esigenze sempre differenti.
E' molto difficile definire un progetto su larga scala senza riuscire a visualizzare anche i riflessi più o meno impliciti delle azioni scatenate nel circoscritto contesto urbano. Gli attraversamenti dei grandi vuoti e delle grandi distanze urbane devono poter essere analizzate anche a scala ridotta per poter divenire efficaci.

Un progetto completo dovrebbe dunque tenere conto delle diverse scale di progettazione; nell'analisi della scala architettonica è importante definire tutti i concetti di percezione espressi in linea generale, andando a definire il valore aggiunto di una risposta adeguata per ogni senso percettivo dell'individuo, attraverso la composizione di dettagli mirati. La respirazione è stata definita quale azione che più riesce a creare un ponte tra spazio corporeo e spazio esterno. Sarebbe dunque interessante indagare come un'architettura può coinvolgere il fruitore nelle dimensioni ancora poco esplorate della respirazione e dell'olfatto.
Al tempo stesso potrebbe risultare interessante lo svolgimento di una ricerca sulla tipologia di mappa mentale elaborata da un utente sprovvisto del senso della vista ed estenderla alle applicazioni di ITS, per arrivare a concretizzare delle smart city non solo "intelligenti" ma anche "amiche" del cittadino, a scala globale.
Ognuno di questi approfondimenti potrebbe ricavare un valore aggiunto nell'esemplificazione delle dissertazioni in un caso studio su cui elaborare un progetto pratico.


IV



03.03.2017 Intervista all'autore arch. phd. Irene De Simone

1. F.B. A quale pubblico ha voluto rivolgersi con la dissertazione, che possiamo forse definire una sorta di "linee guida" per l'accessibilità urbana?
I.D.S. Effettivamente la mia tesi volva essere una linee guida per la pianificazione urbana ma si è poi trasformata in un testo di riferimento di indicatori utili per la progettazione degli spazi urbani. Il pubblico a cui mi volevo rivolgere è un'amministrazione locale .
Durante la stesura della tesi però l'hanno letta anche persone "non addette ai lavori" facendomi riflettere sulle problematiche di una reale concretizzazione dei principi di accessibilità. Ciò mi ha dato la possibilità di categorizzare meglio la definizione di città accessibile. Alla fine ho ricevuto grande soddisfazione nel constatare che la tesi è stata compresa da persone anche non del campo.

2. F.B. L'applicazione di un sistema di trasporto delle funivie alla realtà urbana è stato espresso più volte nella tesi: è un invito ad adottarlo su tutti i sistemi di città complessa congestionata dal traffico? Ha condotto dei sopralluoghi su città dove questo sistema è stato adottato?
I.D.S. n Potendo scegliere non è la soluzione da adottare come prima ipotesi ma la situazione attuale di molte metropoli è un problema davvero impattante.
Dunque ho svolto diversi sopralluoghi su molte città europee, quasi tutti gli esempi citati, tra cui Napoli e Parigi, dove ho trascorso 5 giorni. A Napoli ho visitato ogni stazione metro della Linea 1, rimanendone positivamente impressionata. Sono scesa da ogni stazione per verificarne l'accessibilità, ho vidimato il biglietto ad ogni stazione e sono risalita sul nuovo convoglio fino alla stazione successiva per ripetere poi l'operazione. E'stata un'esperienza molto istruttiva. Parigi, ho condotto l'intervista ad una funzionaria dell'amministrazione che mi ha spiegato il procedimento di attuazione del Piano Gran Paris rivelatosi molto semplice e diretto.
La diversa realtà di un'amministrazione estera ha giocato un ruolo importante nell'esecuzione e completamento del progetto. Anche a Parigi ho trascorso una giornata intera a percorrere l'intera linea tramviaria. Da questa esperienza ho colto l'importanza della segnaletica a livello di accessibilità nei contesti urbani e sono rimasta sorpresa nell'averla sottovalutata in precedenza.

3. F.B. Dalle pagine del testo ho dedotto che è cresciuta a Roma, è così? Sente che il testo ha un forte legame identitario con la città di provenienza?

Si, effettivamente lo sono. Il fatto di essere romana ha concepito la mia testi in un determinato sviluppo, che forse potrebbe essere compreso a pieno solo da un cittadino romano o quantomeno da un lettore residente in una metropoli. Temo sia poco comprensibile da un pubblico proveniente da una dimensione urbana ridotta.

4. F.B. La conclusione della dissertazione con il solo esempio del Piano di Parigi fa quasi pensare che sia un esempio "perfetto", da cui trarrre le strategie indicate per l'applicazione ad altri esempi di metropoli europee...conferma?

I.D.S. Le scelte vanno prese guardando al contesto. Prendendo due esempi, di due città con la stessa densità demografica, lo stesso quantitativo di automobilisti ogni giorni, ma morfologia territoriale diversa, e background culturale diverso, si potrebbero applicare due progetti completamente differenti. Con il senno di poi avrei aggiunto un confronto a quello di Parigi con l'esempio di progetti applicati ad altre città europee, così da trarre conclusioni più decise per un giudizio meno superficiale.